Cari fratelli e sorelle,
Il Vangelo di oggi ci invita a riflettere profondamente sulla nostra condizione umana, sulle relazioni che viviamo e sulla verità del nostro cuore. Gesù ci parla attraverso immagini forti e incisive: il cieco che guida un altro cieco, la trave nell’occhio, l’albero e i suoi frutti. Ogni metafora ci interroga e ci spinge a guardarci dentro con onestà.
La cecità interiore
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?»
Queste parole di Gesù ci mettono in guardia da una pericolosa illusione: pensare di poter essere guide per gli altri senza prima aver fatto luce dentro di noi. Quante volte pretendiamo di insegnare, di correggere, di giudicare, senza riconoscere le nostre fragilità? La vera guida non è colui che impone il proprio punto di vista, ma chi, consapevole della propria debolezza, si lascia illuminare dalla verità di Dio.
Spesso siamo pronti a indicare la strada agli altri senza averla percorsa noi stessi. Viviamo in un mondo in cui si moltiplicano maestri, influencer, opinionisti, ma quanti di essi hanno davvero fatto esperienza della verità? Gesù ci ricorda che solo chi è stato formato dal Maestro può diventare come Lui. E la vera formazione non è fatta di nozioni, ma di conversione del cuore.
La pagliuzza e la trave
«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?»
Questa domanda è un colpo diretto al cuore. Siamo tutti tentati di giudicare gli altri, di evidenziare i loro difetti, di correggere le loro mancanze. Ma Gesù ci chiede di spostare lo sguardo: invece di guardare fuori, guardiamo dentro di noi. Non per chiuderci in un egoismo sterile, ma per iniziare un cammino di purificazione.
Se non riconosciamo i nostri peccati, non possiamo aiutare veramente nessuno. Il giudizio verso gli altri spesso è un meccanismo di difesa: distogliamo lo sguardo da noi stessi per non affrontare le nostre ombre. Ma la via del Vangelo è un’altra: riconoscere con umiltà la nostra trave, lasciarci guarire da Dio, e solo allora potremo vedere chiaramente per aiutare il fratello.
L’albero e i suoi frutti
«Ogni albero si riconosce dal suo frutto».
Gesù ci ricorda che non sono le parole, le apparenze o le intenzioni a rivelare la nostra autenticità, ma i frutti della nostra vita. Un cuore buono produce opere buone, un cuore cattivo genera male. Non possiamo ingannare Dio, e alla fine non possiamo ingannare neanche gli altri: ciò che siamo davvero prima o poi viene alla luce.
Che tipo di frutti stiamo producendo? Quali parole escono dalla nostra bocca? Le nostre azioni parlano di amore, di misericordia, di verità? Oppure portiamo divisione, rancore, giudizio? L’uomo buono «dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene». Questo ci dice che il cuore è il luogo in cui tutto si decide: se vogliamo una vita buona, dobbiamo custodire il nostro cuore, riempirlo della Parola di Dio, nutrirlo con la preghiera, purificarlo con il perdono.
Conclusione
Fratelli e sorelle, il Vangelo di oggi è un invito alla conversione profonda. Non possiamo guidare se siamo ciechi, non possiamo correggere se siamo pieni di errori, non possiamo produrre frutti buoni se il nostro cuore è inaridito. Ma la buona notizia è che Dio è sempre pronto a guarirci, a illuminarci, a trasformarci.
Lasciamoci guidare da Lui, permettiamogli di rimuovere le nostre travi, di rendere il nostro cuore buono. Così potremo essere davvero luce per il mondo, testimoni autentici del Suo amore. Amen.