”La parrocchia è la Chiesa che vive tra le case degli uomini: è la Chiesa che mette casa tra le case degli uomini”
(Christi fideles laici, 26)
È la Chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù che vive in un territorio nella comunione di sacerdoti e famiglie.
Nella Chiesa Cattolica la parrocchia è la Chiesa che vive tra le case, cioè è la comunità dei discepoli di Gesù là dove essi vivono e dove sono riconoscibili come i cristiani, coloro che sono di Cristo Gesù e si ritrovano insieme per condividere la Parola, l’Eucaristia, la carità.
È comunità di fede ed è comunità organica, che riceve i doni gerarchici e carismatici del Signore. Si incontra insieme per celebrare il giorno della Risurrezione del Signore, la domenica, particolarmente nel sacramento dell’Eucaristia, e lasciarsi rigenerare in Lui.
È comunità di comunità perché Gesù stesso con la sua vita ha dato un’indicazione di metodo che non possiamo lasciare da parte: lui ha scelto e costituito per sé una comunità di vita a misura d’uomo, dodici discepoli. Questa è forma della vita cristiana, condivisione di fede e di vita in comunità a misura d’uomo, intimamente aperte nell’unica grande comunità di coloro che seguono Cristo Gesù, la sua Chiesa.
La Chiesa vive nelle case. Ogni battezzato che intende vivere la vita in Cristo Gesù è stato immerso nella sua passione, morte e risurrezione, tanto che San Paolo può dire: «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20). Gesù stesso ha detto: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20). E ancora, nel sacramento delle Nozze, l’amore fedele, anche se fragile, di quell’uomo e quella donna è sacramento dell’amore di Cristo sposo per la sua Chiesa sposa, sacramento che edifica la Chiesa.
Altri testi:
E’ necessario che tutti riscopriamo, nella fede, il vero volto della parrocchia, ossia il «mistero» stesso della Chiesa presente e operante in essa.
Giovanni Paolo II
Da Giovanni Paolo II, Christifideles Laici (1988), n. 26.
La comunione ecclesiale, pur avendo sempre una dimensione universale, trova la sua espressione più immediata e visibile nella parrocchia: essa è l’ultima localizzazione della Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie(90).
E’ necessario che tutti riscopriamo, nella fede, il vero volto della parrocchia, ossia il «mistero» stesso della Chiesa presente e operante in essa: anche se a volte povera di persone e di mezzi, anche se altre volte dispersa su territori quanto mai vasti o quasi introvabile all’interno di popolosi e caotici quartieri moderni, la parrocchia non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio; è piuttosto «la famiglia di Dio, come una fraternità animata dallo spirito d’unità»(91), è «una casa di famiglia, fraterna ed accogliente»(92), è la «comunità di fedeli»(93).
In definitiva, la parrocchia è fondata su di una realtà teologica, perché essa è una comunità eucaristica(94). Ciò significa che essa è una comunità idonea a celebrare l’Eucaristia, nella quale stanno la radice viva del suo edificarsi e il vincolo sacramentale del suo essere in piena comunione con tutta la Chiesa. Tale idoneità si radica nel fatto che la parrocchia è una comunità di fede e una comunità organica, ossia costituita dai ministri ordinati e dagli altri cristiani, nella quale il parroco – che rappresenta il Vescovo diocesano(95) – è il vincolo gerarchico con tutta la Chiesa particolare.
La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità.
Papa Francesco
Evangelii Gaudium (2013)
Da Francesco, Evangelii Gaudium (2013), n. 27-28. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».[25] 28. La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».[26] Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione.[27] Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione.[28] È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.