Vangelo di Luca (2,22-40)
Cari fratelli e sorelle,
il Vangelo di oggi ci racconta un momento toccante e profondo della vita di Gesù: la sua presentazione al Tempio. Maria e Giuseppe, fedeli alla legge di Mosè, portano il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come prescritto per ogni primogenito (prescritta in Esodo 13,11-16, era considerata una specie di “riscatto”). È un gesto di umiltà e obbedienza, che ci mostra come la Santa Famiglia viva in piena armonia con la volontà di Dio, anche nei piccoli gesti della vita quotidiana. (La purificazione della madre era prevista dal Levitico 12,2-8)
Ma in questo evento semplice si compie qualcosa di straordinario: nel Tempio avviene un incontro carico di significato. Simeone, uomo giusto e pio, guidato dallo Spirito Santo, prende tra le braccia il piccolo Gesù e pronuncia parole che ancora oggi risuonano nel cuore della Chiesa:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.»
Simeone (prosdekòmenos– cioè uno tutto concentrato nell’attesa, uno che va incontro per accogliere) ha atteso tutta la vita la “consolazione d’Israele”, e ora, finalmente, la sua speranza è compiuta. Non ha visto un re potente o un liberatore trionfante, ma un piccolo bambino tra le braccia di due genitori umili. Questo ci insegna che Dio spesso si manifesta nella semplicità, nelle cose più piccole e umili della nostra esistenza.
Tuttavia, Simeone non annuncia solo parole di consolazione. Rivolge a Maria una profezia difficile da accogliere: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima.» Queste parole ci ricordano che la missione di Gesù sarà segnata dalla sofferenza e dalla croce. Maria, la Madre, vivrà il mistero della salvezza non solo con gioia, ma anche attraverso il dolore profondo di una madre che vedrà il proprio figlio rifiutato e crocifisso.
Accanto a Simeone c’è anche Anna, una donna anziana che ha dedicato la sua vita alla preghiera e al servizio di Dio. La sua presenza ci parla di fedeltà, di una vita interamente donata a Dio, senza cercare grandi riconoscimenti, ma nella costanza della preghiera e della testimonianza.
Questo brano del Vangelo ci invita a riflettere su alcune domande:
•Come viviamo la nostra attesa di Dio? Siamo capaci di riconoscerlo nella quotidianità, come Simeone e Anna?
•Siamo pronti ad accogliere Gesù anche quando la sua presenza porta con sé sfide e dolori?
•La nostra fede è solo un rifugio nelle difficoltà o diventa una testimonianza luminosa per gli altri?
Chiediamo al Signore di donarci uno sguardo capace di vedere la Sua salvezza in mezzo a noi, di accogliere la Sua luce anche nei momenti di oscurità e di essere, come Simeone e Anna, testimoni della speranza e della consolazione di Dio per il mondo. Amen.