Carissimi fratelli e sorelle,
Stanotte celebriamo il mistero più grande della nostra fede: il Dio eterno, il Creatore del cielo e della terra, si è fatto uomo, si è fatto bambino, per condividere la nostra vita e per portarci la salvezza. È una notte di luce, una notte di speranza, una notte di gioia.
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci racconta come questa straordinaria storia abbia avuto inizio in una maniera del tutto umile e sorprendente. Non ci sono palazzi, troni o cortei regali. Non c’è clamore o grandezza umana. C’è invece una giovane coppia, Maria e Giuseppe, che si sposta con difficoltà per adempiere al censimento voluto dall’imperatore. E c’è un bambino, nato in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio.
Eppure, proprio lì, in quella povertà e semplicità, si rivela la gloria di Dio. È qui che possiamo cogliere il primo grande messaggio di questa notte santa: Dio non sceglie la via della potenza o del prestigio per entrare nel mondo, ma si fa piccolo, umile, accessibile a tutti. Gesù viene per tutti, ma si rivolge in modo particolare ai poveri, agli emarginati, a chi non trova posto negli alloggi della vita.
Il secondo messaggio ci arriva dai pastori. Sono loro i primi destinatari dell’annuncio dell’angelo: uomini semplici, persone considerate marginali nella società di allora. Ma è proprio a loro che Dio sceglie di rivelare la grande gioia: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Dio si manifesta a chi è umile, a chi sa ascoltare, a chi è aperto al mistero.
E qual è il segno che Dio dà loro? Non è un segno spettacolare, ma un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Un segno di tenerezza e di amore, che ci invita a scoprire Dio non nei gesti grandiosi, ma nella semplicità e nei dettagli della vita quotidiana.
Questa notte, cari fratelli e sorelle, ci chiede di riflettere su alcuni interrogativi profondi:
• C’è posto per Dio nel nostro cuore? O anche noi, come la locanda di Betlemme, siamo troppo occupati, troppo pieni per accoglierlo?
• Riconosciamo la sua presenza nei poveri, negli emarginati, nei piccoli della società? Perché è lì che Dio continua a farsi presente.
• Siamo portatori di quella pace che gli angeli annunciano? «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». La pace non è un’idea astratta, ma un dono che riceviamo e che dobbiamo condividere, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nel mondo intero.
In questa notte santa, in cui contempliamo il mistero del Natale, siamo anche chiamati a guardare con fede all’Anno Giubilare che si apre davanti a noi. La Porta Santa, che attraverseremo, è un segno visibile di un invito invisibile ma potente: quello di entrare nella misericordia di Dio, di lasciarci trasformare dalla sua grazia. Gesù, nato in una mangiatoia, è la Porta della nostra salvezza: attraverso di Lui, possiamo riconciliarci con Dio, con noi stessi e con gli altri.
Davanti al presepe, guardiamo il volto del Bambino Gesù. Egli è il volto dell’amore di Dio per noi. Lasciamoci toccare da questo amore, lasciamo che trasformi il nostro cuore, che illumini le nostre scelte, che rinnovi la nostra vita.
Come i pastori, anche noi alziamo gli occhi al cielo per lodare Dio, e poi torniamo alla nostra quotidianità con un cuore rinnovato, pieni della gioia di sapere che Dio è con noi, che ci ama, che ci salva.
Buon Natale a tutti voi, nella pace e nella luce del Signore!