Dice Gesù: Non soffermatevi a guardare unicamente la gloria di Maria. Pensate cosa le costò conseguire quella gloria. Stolto colui che guarda il Cristo nella luce della risurrezione e non medita il Redentore morente nelle tenebre del Venerdì Santo. Non avrei avuto risurrezione se non avessi patito la morte, e non avrei compiuto la Redenzione se non avessi avuto il martirio. Stolto colui che pensa la gloria di Maria e non medita a come Ella giunse alla gloria… Ella era superiore alle miserie umane, su Lei non era la condanna di Eva, ma non era superiore al Dolore. E il Dolore grande, maiuscolo, sovrano, assoluto, è penetrato in Lei con la violenza di una meteora che precipita dal Cielo nel momento stesso in cui Ella conobbe l’estasi dell’abbraccio con lo Spirito creatore.
Beatitudine e dolore hanno stretto in un unico laccio il cuore di Maria nell’attimo del suo altissimo “fiat” e del suo castissimo sposalizio. Beatitudine e dolore si fusero in una cosa sola come Ella era divenuta una cosa sola con Dio. Chiamata ad una missione di redentrice, il dolore superò sin dal primo momento la beatitudine. Questa venne alla sua Assunzione.
Congiunta allo Spirito di sapienza, Ella ebbe rivelato allo Spirito quale futuro era riserbato alla sua creatura, e non vi fu più gioia, nel senso abituale della parola, per Maria.
Ad ogni ora che passava, mentre mi formavo attingendo vita al suo sangue di madre-vergine, e nascosto nel profondo avevo inenarrabili scambi di amore con la Madre mia, un amore e un dolore senza paragone si alzavano come onde di un mare in tempesta nel cuore di Maria e la flagellavano con la loro potenza.… la beatitudine della madre che bacia la sua creatura si cambiò in Maria, nella certezza della Martire che sa più prossimo il martirio.
(Quaderni di Maria Valtorta)